Chi sono

Gli Interventi Civili di Pace si configurano come azione civile, non armata e nonviolenta di operatori professionali e volontari che, come terze parti, sostengono gli attori locali nella prevenzione e trasformazione dei conflitti. L'obiettivo degli interventi è la promozione di una pace positiva, intesa come cessazione della violenza ma anche come affermazione di diritti umani e benessere sociale.
 
Si impegnano a rispettare i seguenti principi etici: nonviolenza, ownership locale, terzietà nel conflitto, indipendenza, diritti umani, non discriminazione ed equità di genere, responsabilità (accountability), trasparenza e integrità. 
 
La legge n. 147 del 2013 (Legge di stabilità 2014) ha previsto l'istituzione in via sperimentale di un contingente di corpi civili di pace destinato alla formazione e alla sperimentazione della presenza di 500 giovani volontari da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale. La sperimentazione si realizza secondo la normativa del servizio civile nazionale.
 
L’istituzione in via sperimentale è relativa al triennio 2014-2016, come stabilito dall’articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge finanziaria 2014).
 
Con la legge 230/98, in Italia, era stato istituito il Comitato di difesa civile non armata e nonviolenta, nell’ambito della legge di riforma dell’obiezione di coscienza, la cui attività è cessata il 31 dicembre 2011 (art.12, comma 20 del decreto legge 6 luglio 2012 n.95, spending review).
 
Nel 2011, nell’ambito del Servizio Civile Nazionale, è stato realizzato in Albania il progetto sperimentale di ricomposizione dei conflitti: “Caschi Bianchi oltre le vendette”, promosso congiuntamente dal Centro di Ateneo per i Diritti Umani e dal Servizio Valorizzazione del personale dell'Università di Padova, dall'Associazione "Comunità Papa Giovanni XXIII, da Caritas italiana e dalla FOCSIV, in collaborazione con la Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile (CNESC). Questo progetto, unitamente ad alcune esperienze tedesche e argentine, ha rappresentato l’unica esperienza concreta di costruzione della pace in Europa.
 
L’intervento dei Corpi Civili di Pace sarà realizzato in vari campi di azione:
 
a) sostegno ai processi di democratizzazione, di mediazione e di riconciliazione;
 
b) sostegno alle capacità operative e tecniche della società civile locale, anche tramite l’attivazione di reti tra persone, organizzazioni e istituzioni, per la risoluzione dei conflitti;
 
c) monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario;
 
d) attività umanitarie, inclusi il sostegno a profughi, sfollati e migranti, il reinserimento sociale degli ex-combattenti, la facilitazione dei rapporti tra le comunità residenti e i profughi, sfollati e migranti giunti nel medesimo territorio;
 
e) educazione alla pace;
 
f) sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali, nella prevenzione e gestione dei conflitti generati da tali emergenze.
 
Questo modello sperimentale si propone l’obiettivo di ricercare soluzioni alternative all’uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti. Competenze, capacità e sensibilità particolari, che non mancheranno ai giovani che sceglieranno di impegnarsi su “nuovi fronti”, saranno anche sviluppate da una formazione mirata e qualificata, appositamente prevista dal decreto interministeriale.