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di Valentina Testa

Articolo sull’esperienza del Progetto Leonardo da Vinci Sfeusfol. 

Attenta ai colpi di calore” mi dicevano, “Dai, che adesso sei preoccupata ma vedrai che non vorrai più tornare!”, “Granada è un incanto,te ne innamorerai”… Sono partita il 28 aprile 2013 con la testa brulicante di messaggi e frasi di amici e parenti, che fino a quel momento non trovavano un riscontro nella mia esperienza concreta, e così restavano lì, a fare un’eco, a confondermi un po’ in attesa di essere comprovati.

 
Sono arrivata di domenica in una Granada fantasma, molto piovosa e grigia, fredda per usare un eufemismo. Senza il giusto abbigliamento, i primi giorni sono stata costretta a dormire con strati di vestiti addosso e ad accendere i riscaldamenti nell’appartamento messo a disposizione per i partecipanti al Progetto. Non mi sembrava possibile che la mia esperienza iniziasse in maniera così traumatica, e poi la città non mi piaceva, non riuscivo a coglierne il fascino.
 
Non so quale magia sia avvenuta dopo, ma mi ritrovo adesso a sentire una nostalgia infinita per una dimensione di vita che definirei privilegiata, per il dono che ho ricevuto grazie alla partecipazione al Progetto “Skills for Europe, skills for life II”. Sicuramente il clima ha contribuito alla riuscita dell’”incantesimo granadino”, migliorando nettamente nelle settimane seguenti, ma anche la conoscenza di molte persone di diverse nazionalità -in una città dallo spirito così multiculturale- mi ha stimolato e arricchito moltissimo, senza contare che finalmente sono riuscita  a scoprire l’architettura moresca, i paesaggi,il fascino di ogni strada, piazza o vicoletto, un piacere per gli occhi ed il cuore di qualunque flaneur.
 
Ma quando parlo di “privilegio” non mi riferisco solamente alla bellezza e al divertimento di cui ho potuto godere... Dal punto di vista formativo e lavorativo, infatti, questa esperienza è stata una grande occasione di crescita, a volte una sfida che mi ha portato a sfoderare tutte le mie capacità e ad acquisirne di nuove. Lavoravo in un’impresa che si occupa di euro-progettazione ma fornisce anche altri servizi a enti pubblici e privati, il che si è tradotto nell’organizzazione di “Spark”- un congresso internazionale sui Telecentri funzionanti in tutto il mondo- durante il quale ho svolto operazioni di segreteria e accreditamento dei partecipanti, utilizzando lo spagnolo come lingua principale e l’inglese con gli ospiti stranieri. Quotidianamente lavoravo molto su traduzioni dall’inglese allo spagnolo e viceversa (e nessuna delle due è mia lingua madre), svolgevo commissioni e producevo testi informativi e documenti relativi a diversi progetti, in corso o da svolgersi. 
La sfida più grande, però, è arrivata nel momento in cui il mio tutor ha deciso di affidarmi una notevole responsabilità: la stesura di un progetto relativo al “Programma Erasmus per giovani imprenditori”. Il mio obiettivo sarebbe stato creare una rete di cinque entità di almeno quattro paesi europei, che avrebbero dovuto agire come Organizzazioni Intermediarie, cui i giovani imprenditori alle prime armi e quelli  con esperienza si sarebbero potuti rivolgere per realizzare scambi internazionali. L’obiettivo del progetto era quindi permettere a dei giovani con idee e creatività, di acquisire competenze e vivere per un periodo all’estero, presso l’impresa di un businessman con anni di esperienza alle spalle, al fine di apprendere,collaborare e creare sinergie, per poi tornare nel proprio paese con maggiori consapevolezze.
 
Nonostante qualche difficoltà iniziale, dovuta soltanto all’inesperienza, sono riuscita nella stesura della parte tecnica del progetto ed ho contattato i cinque partners (ricercati e scelti tra Camere di Commercio, Associazioni e Fondazioni impegnate nel settore del sostegno alle imprese) che si sono mostrati subito interessati e ho intrattenuto contatti quotidiani con i loro rappresentanti durante la redazione del progetto. Ho ricevuto aiuto pratico e sostegno morale dai colleghi di lavoro, i quali si sono occupati della parte relativa al budget, e il progetto è statopresentato per tempo alla Commissione Europea, dalla quale giungerà un responso in ottobre.
Il lavoro si è rivelato impegnativo, ma al contempo molto stimolante per me che, da neo-laureata quale ero, mi affacciavo timidamente almondo del lavoro. Non ringrazierò mai abbastanza i professionisti che erano ogni giorno al mio fianco e sono diventati, poco a poco, cari amici al di fuori dell’ ambiente di ufficio. Anche dal punto di vista sociale e umano, quindi, questa esperienza è stata arricchente, e ciò ha determinato un notevole dolore al momento del distacco e una nostalgia che ancora non mi abbandona.

 

In conclusione, dove non arrivano le parole, le immagini potranno spiegare meglio… Il mio è, inevitabilmente, solo un arrivederci, non un addio a Granada! 

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